È opinione comune pensare che, oggigiorno, il raggiungimento di una buona posizione lavorativa sia frutto, perlopiù, di ottime competenze tecniche, specifiche, settoriali, di un percorso di studi e di una formazione di livello, oltre che di una buona dose di fortuna. Niente di più vero certo ma, spesso, non viene data la giusta importanza ad un passaggio fondamentale per entrare nel mondo del lavoro, uno step in realtà determinante nel processo di selezione alla base di ogni offerta di impiego: il colloquio di lavoro.
Per arrivare a ricoprire una qualsiasi posizione lavorativa, infatti, bisogna per forza di cose sostenere almeno un colloquio, quello che in inglese viene chiamato “Interview”, ed è proprio da questo concetto che si può partire per comprendere al meglio le dinamiche che portano al successo o al fallimento di quello che è il primo passo per entrare nel mondo del lavoro.
Come detto pocanzi, il colloquio di lavoro, in effetti, altro non è che un’intervista nella quale il datore di lavoro (o chi si occupa delle assunzioni, di solito i responsabili delle risorse umane) cerca di capire e stabilire l’affinità tra le competenze del candidato e la posizione di lavoro offerta, oltre chiaramente all’affinità di questo con tutto il contesto aziendale nel quale verrà eventualmente proiettato.
Non è certo una novità che un colloquio di lavoro ben riuscito sia un fattore determinante per farvi assumere o meno, ma procediamo per gradi. Essere chiamati a sostenere un colloquio significa che il vostro Curriculum Vitae e la vostra lettera di presentazione hanno suscitato interesse, fatto una buona impressione, e che i responsabili delle HR (Human Resources o risorse umane), i recruiters, sono stati incuriositi e vogliono sapere di più su di voi. Il primo consiglio, quindi, è curare nel dettaglio il vostro CV, inserendoci qualsiasi esperienza di lavoro precedentemente avuta, il proprio profilo accademico, le competenze linguistiche, informatiche, e le cosiddette “soft skills”*, oltre alla classica Cover Letter, la lettera di presentazione, in allegato.
Fatto questo, una volta che si è chiamati a sostenere un colloquio, è bene arrivarci preparati, mentalmente e professionalmente. Ansia, tensione, timidezza, possono giocare brutti scherzi, ed è quindi importante arrivare a un colloquio di lavoro preparati per non farsi cogliere in fallo davanti ad eventuali domande spinose che potrebbero compromettere il buon esisto della selezione. Per fare questo, è importante raccogliere informazioni sull’azienda che offre il lavoro, studiare le sue dinamiche organizzative, la filosofia aziendale, i targets e il mercato di riferimento, in modo da comprendere al meglio il contesto verso il quale si è proiettati. È, inoltre, di fondamentale importanza leggere accuratamente la “job description”, e quindi raccogliere informazioni circa la posizione aperta che si vorrebbe occupare, informarsi su eventuali successi, insuccessi, problemi e soluzioni nel settore di interesse. L’iniziativa, in tal senso, verrà sicuramente valutata positivamente e andrà a dimostrare propositività e attenzione alla realtà presso la quale ci si vorrebbe inserire.
In questo modo sarà più facile far emergere una positiva coerenza, un “match”, tra voi e l’azienda, dapprima tecnicamente e, successivamente, a livello personale e valoriale. Le aziende, infatti, ricercano si profili sempre più super specializzati, ma danno un valore ancora maggiore al soggetto in quanto uomo in grado di calarsi in una nuova realtà, alle sue qualità umane, etiche e morali. Nessuno vorrebbe mai avere all’interno di quella che in pratica è una vera e propria grande famiglia, un soggetto estraneo, che vada a turbare gli equilibri e che non sia in grado di integrarsi al meglio in un ambiente già formato.
Fatte queste premesse, stiliamo ora un elenco di semplici “regole” da seguire per fare una buona impressione al colloquio di lavoro:
- Essere puntuali: la puntualità è indice di serietà, è buona norma presentarsi 5-10 minuti prima dell’appuntamento;
- Curare l’abbigliamento: adeguato all’azienda presso la quale si sostiene il colloquio, di solito si predilige sobrio e formale;
- Arrivare informati: informarsi sull’azienda e sulla posizione per la quale si sta sostenendo il colloquio;
- Relazionarsi in maniera adeguata: attenzione al linguaggio verbale e non verbale, rispondere in modo pertinente alle domande, senza interrompere, in maniera sintetica ma precisa. State composti, guardate negli occhi l’intervistatore, il contatto visivo è importante.
Mantenete il focus, la concentrazione, dall’inizio alla fine, oltre al giusto mindset, dimostrandovi attivi nella conversazione;
- Gestire le proprie emozioni: alcune domande potranno mettervi in difficoltà, rimanete sereni;
- Spontaneità, chiarezza, coerenza: sembrano modi di porsi scontati, ma pagano sempre. Non temete di parlare di voi stessi in maniera trasparente, quelli che voi vedete come vostri punti di debolezza, a volte, possono risultare, al contrario, punti di forza, delle risorse inattese. Siate chiari sulle vostre aspettative, su quello che cercate e che siete pronti ad offrire, ma evitate di contraddirvi;
- Motivazione e autostima: essere motivati significa essere produttivi, sottolineate cosa vi ha spinti a fare “application” per la posizione aperta per la quale state sostenendo il colloquio, e la voglia che avete di lavorare. Non abbiate paura di fare domande, la curiosità denota motivazione. Non sottovalutarsi né sopravvalutarsi, è giusto essere consci dei propri mezzi ma senza esagerare;
- Positività e flessibilità: concentrarsi sulle soluzioni piuttosto che sul problema. Sapersi adattare ed essere pronti ai cambiamenti rappresenta un punto a proprio favore nella vita come in ambito lavorativo.
Andando oltre, un altro aspetto sul quale è bene prepararsi prima di un colloquio lavorativo, sono le domande più frequenti che spesso vengono poste ai candidati. Queste, si sa, possono essere delle più svariate, possono spaziare dalla sfera personale a quella tecnico-didattica, spesso in base alle competenze richieste per una determinata posizione aperta. Naturalmente, non è possibile stabilire a priori quali saranno le domande che verranno poste, ma ci si può senza dubbio preparare alle domande più frequenti, le cosiddette “domande standard”, cosi definite perché si ripresentano molto spesso durante i colloqui di lavoro. Moltissimi di questi, ad esempio, iniziano con una presentazione libera, aperta, del candidato, con la classica domanda “Ci parli un po’ di te?” che, il più delle volte, manda in confusione e crea uno stato di agitazione. Niente paura, seguire i consigli sopra elencati può essere un ottimo punto di partenza per parlare di voi. Piuttosto cercate di sfruttare questa domanda abbastanza vaga per enfatizzare i vostri punti di forza, professionali e personali perché, è bene ricordarlo sempre, i selezionatori sono curiosi di conoscervi si come dipendenti, ma anche come persone. Cercate insomma di tirar fuori il meglio di voi nel tempo che avete a disposizione, ricordando che il colloquio è un momento nel quale bisogna “vendere sé stessi” nel migliore dei modi.
Continuando su questa linea, un’altra domanda frequente nelle interviste lavorative è senz’altro “Parlaci dei tuoi punti di forza e delle tue debolezze, dei tuoi pregi e dei tuoi difetti”. Bene, l’approccio è il solito, basato sulla spontaneità e sulla coerenza. Non cercare di trasformare un difetto in un pregio, siate onesti e spiegate magari come cerchiate di migliorarvi quotidianamente.
Conclusa questa prima parte di autopresentazione (nella quale ricordiamo è di fondamentale importanza valorizzarsi in maniera trasparente), il colloquio potrebbe proseguire, come spesso accade, con una discussione sulle precedenti esperienze lavorative del candidato. Anche qui, un consiglio è quello di evidenziare, di sottolineare, i successi conseguiti in passato, le decisioni più difficili e critiche che avete dovuto prendere e gli eventuali punti di contatto tra le vecchie esperienze e il ruolo vacante che l’azienda sta cercando di coprire.
“Perché dovremmo scegliere te per questa posizione?”. Anche questa domanda è ricorrente durante i colloqui, ed è bene dargli la giusta importanza perché nasconde dietro l’obiettivo da parte dei selezionatori, di valutare quanto in linea sia il candidato con l’azienda e la sua cultura. È importante, infatti, per il recruiter capire se saprete ambientarvi al meglio alla vostra nuova posizione lavorativa, al nuovo ambiente e, eventualmente, al nuovo team. Nel rispondere a questa domanda, vi consigliamo di mettere in luce sia i vantaggi che apportereste all’azienda, sia i benefici che trarreste dal fatto di lavorare al suo interno, sottolineando l’interesse per il settore in cui la stessa opera.
A voler parlare di come approcciarsi in maniera corretta ad un colloquio di lavoro, si potrebbe discutere per ore e ore, si potrebbero scrivere pagine e pagine ma, essendo questo condotto da persone, ognuna con il proprio modo di vedere le cose, ognuna con le proprie esperienze lavorative e umane, ognuna con il proprio carattere, risulta difficile se non impossibile stilare una “guida al colloquio perfetto” universale e completa. Le variabili sono molteplici quando si tratta di rapporti umani.
Volendo riassumere, però, è certo come chi conduca un colloquio, che si tratti di un selezionatore o di un altro membro dell’azienda, cerchi fondamentalmente nel candidato:
- Competenze;
- Serietà;
- Motivazione;
- Dedizione;
- Risultati.
Infine, non dimenticate che la selezione lavorativa è biunivoca, non dovete accondiscendere in qualsiasi caso il selezionatore. Il colloquio di lavoro è un’opportunità per il recruiter di acquisire il maggior numero di informazioni sul candidato ma, al contempo, un’occasione per voi per capire se realmente desiderate lavorare per quell’azienda o in quella determinata posizione.
Ora sta a voi presentarvi al meglio per risultare coerenti con l’organizzazione e la cultura dell’azienda presso la quale state sostenendo il colloquio, e ricordate che se siete lì seduti c’è un motivo, quindi giocate bene le vostre carte!
* “Soft skills” : le caratteristiche personali del dipendente, argomento di un altro nostro articolo (https://meditatesi.it/2018/08/29/le-soft-skills-cosa-sono-e-quali-sono-quelle-piu-richieste-nel-mondo-del-lavoro/ )
FONTI:
https://www.almalaurea.it/lau/consigli-carriera/colloquio/istruzioni